
Versatilità e raffinatezza
Il chiacchierino ad ago è una tecnica che ti coinvolge subito: per la modalità di esecuzione, per i risultati che si possono ottenere, per la bellezza dei filati da utilizzare.
Si possono realizzare una moltitudine di progetti con un semplicissimo strumento e con qualsiasi filo, resta solamente la curiosità che spinge a provare e presto si vedranno realizzati tantissimi oggettini carichi di bellezza. La raffinatezza del chiacchierino è meravigliosa, la delicatezza che evoca è davvero coinvolgente.
Complice di Bellezza
Il chiacchierino, oggi principalmente utilizzato nell’alta moda e nelle lavorazioni particolarmente pregiate, da lungo tempo è complice di numerose creazioni artigianali artistiche. È stato nominato “frivolezza” alla francese e gli Orientali hanno conservato l’antico nome “makouk” per definirlo. Il termine makouk deriva dalle spolette che servono per eseguirlo.

Materiali
Per la lavorazione del chiacchierino si possono utilizzare molti filati diversi, ma per ottenere un effetto pizzo molto sottile si può utilizzare il Fil d’Alsace perché produce meglio le maglie e i pippiolini.
Per ottenere i migliori effetti è bene utilizzare un filo sufficientemente ritorto di cotone, di lana, di lino o di ramiè. Quest’ultima è una fibra naturale di origine vegetale derivata da piante oriticacee. Il suo utilizzo è sartoriale e raro poiché il ramie subisce una complessa lavorazione della fibra prima di essere utilizzato. Questa fibra pregiata strutturalmente assomiglia al lino ed è un materiale facile da tingere. Può essere utilizzata per fibbie, nastri e bordature poiché è più spessa del cotone. Il ramiè è anche chiamato ramia o filato di oritca ed è molto popolare nell’estremo Oriente, dove viene utilizzato da migliaia di anni.
La fibra è bianca, fine e lucente.
Ogni filato che cattura l’attenzione può essere fonte di ispirazione e rinnovata creatività artigianale artistica. Il chiacchierino si presta alle sperimentazioni perché la modalità di lavorazione è semplice. La complessità è data dalla diversità degli schemi e dalla differente posizione delle mani nella lavorazione.

Tecniche
Ci sono due modalità diverse di lavorazione del chiacchierino, infatti si può utilizzare una spoletta o un ago.
La spoletta del chiacchierino è composta da due lastre dalla forma di un oliva allungata, acuminate alle estremità e riunite nel mezzo. La forma della spoletta è molto importante, perché da essa dipende la buona riuscita del lavoro. Una spoletta ben fatta non deve superare i 7 cm di lunghezza e i 2 o 3 cm di larghezza. Importanti sono poi le estremità delle due foglie che devono essere molto vicine per potere tener bene il controllo del filo. Per eseguire gli schemi si adopereranno più spolette. Infine, è importante che il buco che trafora le due lastre sia sufficientemente largo e non oltrepassi il margine delle lastre per evitare interferenze con il passaggio continuo della mano.
Nel XVIII secolo, epoca d’oro del chiacchierino, le spolette erano più lunghe rispetto a quelle utilizzate oggi perché il chiacchierino si faceva con materiali più voluminosi e molto spesso con del cordoncino di seta.
La lavorazione del chiacchierino ad ago richiede l’uso di aghi specifici con una cruna in linea con lo spessore dell’ago e una lunghezza sufficiente per poter accogliere i punti in sospeso durante la lavorazione.
La tecnica, sia con spolette che ad ago, prevede la creazione di numerosi nodi (o maglie) attraverso i quali si fa passare il filo, avendo cura di tendere la lavorazione nella giusta direzione. Le mani, durante la lavorazione, seguono movimenti precisi e diverse posizioni. Si otterranno dei pizzi pregiati e di notevole valore artistico.
Top dipinto a mano con applicazioni handmade
