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Illusioni ottiche

Percezioni

Non sempre le cose sono come appaiono.

Anzi, le cose appaiono così come noi sappiamo interpretarle.

La linea nel cerchio piccolo è uguale alla linea nel cerchio grande, ma ad un primo sguardo le due linee non appaiono identiche.

Alle volte non sappiamo dare la giusta misura alle cose, alle volte diamo giudizi affrettati, e ci appaiono piccole le cose che invece, se guardate in un altro contesto, avremmo considerato grandi.

Quando i limiti sono troppo vicini, quando si viene confinati in uno spazio troppo ristretto, sembriamo fin troppo ingombranti. Se immersi in uno spazio troppo grande, finiamo per vederci minuscoli.

Lo spazio attorno a noi determina la percezione della nostra importanza. Quando teniamo noi stessi come unico punto di riferimento, quando ogni cosa attorno a noi dovrebbe esserci utile e sottomessa, prendiamo più spazio di quanto ne meritiamo.

Alle volte allontanarsi da un oggetto permette di vederlo nella sua reale dimensione, o forse abbastanza piccolo da voler prendersene cura.

Se la linea non cambia, cambiano però gli oggetti attorno ad essa, e in base a come essi si posizionano conferiscono alla linea maggiore o minore spazio.

Flatlandia, E.A.Abbott

“Pareva che questo povero, ignorante Monarca – come chiamava se stesso – fosse convinto che la Linea Retta, che chiamava il suo Regno, e nella quale passava la sua esistenza, costituisse il mondo intero, anzi tutto lo Spazio. Non potendo muoversi né vedere se non lungo la sua Linea Retta, non concepiva nient’altro all’infuori di essa.”

Flatlandia, Edwin A.Abbott

O una o l’altra, forse entrambe

La moglie e la suocera, disegno di William Ely Hill apparso sulla rivista umoristica americana Puck il 6 novembre 1915

È vecchia? È giovane? È entrambe o è niente, un insieme di linee a cui la mente stregata e sottomessa è obbligata a dare un senso? In realtà, è forse qualcosa che l’occhio umano non può, o non sa, percepire? Come i quadri tridimensionali che nascondono i delfini, l’occhio vede quello che l’essenza dispone esso veda, e l’abilità nel saper guardare, catturare la tridimensionalità nascosta, va educata e sostenuta da reiterate esperienze.

Categorie relative

L’altro non è mai conoscibile, è sempre contestualizzato alla visione di chi interagisce con lui. E non si tratta di manipolare la realtà dei fatti, ma di comprendere la poliedricità del discorso che definisce l’Altro. Cosa vedo guardandoti è sempre, per me che guardo, un Mistero, e, nel terrore che questa situazione evoca, la compassionevole obbligatorietà di creare categorie (mediche, cliniche, filosofiche, tecniche, estetiche, etiche, etniche…) è la compensazione scelta per mantenere la parvenza di tranquillità. E questa, questa sì, è manipolazione. Nell’intento e nella forma.

Vedo l’altro attraverso la nostra relazione, vedo un altro che è immerso in altre relazioni che influenzano la mia percezione, lo vedo in un determinato periodo e in un determinato spazio, sia fisico che simbolico. Quindi, in fondo, la definizione dell’altro è sempre una definizione di un’interazione relazionale.

Così, posando lo sguardo sul tuo essere ‘La Vecchia’ posso incontrare la tua realtà che esprime quel personaggio, e posando lo sguardo sul tuo essere ‘La Giovane’ incontrerò un’altra realtà, e altra sarà la realtà che sperimenterò, grazie all’incontro con te, quando osserverò entrambe insieme, quando guarderò solo le linee, senza senso, che ti distinguono, senza senso per me; quando cercherò un altro modo ancora di intenderti e di osservarti. E altrettanto tu con me.

“Per una frazione di secondo tra la perdita di tutto quello che sapevo prima e l’acquisto di tutto quello che avrei saputo dopo, riuscii ad abbracciare in un solo pensiero il mondo delle cose com’erano e quello delle cose come avrebbero potuto essere, e m’accorsi che un solo sistema comprendeva tutto. Il mondo degli uccelli, dei mostri, della bellezza d’Or era lo stesso di quello in cui ero sempre vissuto e che nessuno di noi aveva capito fino in fondo.”

Ti con zero, Italo Calvino

Illusioni

Nell’illusione di Muller – Lyer due segmenti uguali appaiono di lunghezza differente se ai loro estremi vengono disegnati dei segmenti obliqui.

Nell’illusione di Muntersberg delle linee verticali parallele appaiono inclinate quando si trovano comprese tra rettangoli bianchi e neri alternati.

illusioni ottiche

Nel completamento amodale, invece, siamo propensi a vedere quello che non c’è deducendolo da ciò che vediamo.

illusioni ottiche

Il quadrato bianco appare sopra il cerchio grigio, ma in realtà non c’è nessuna certezza che si tratti di un cerchio. È semplicemente una sagoma messa a lato del quadrato.

Definire un singolo elemento è sempre pretenzioso, perché c’è sempre qualcosa che si presenta come confronto che ci impone nuove interpretazioni. Dare per scontato, perché ne siamo certi, perché per esperienza lo sappiamo, che si celino figure conosciute dietro a situazioni apparentemente note, è sempre ingannevole, almeno fino a prova contraria.

“La teoria non descrive come le cose “sono”: descrive come le cose accadono e come influiscono l’una sull’altra. Non descrive dov’è una particella, ma dove la particella si fa vedere dalle altre. Il mondo delle cose esistenti è ridotto al mondo delle interazioni possibili. La realtà è ridotta a interazione. La realtà è ridotta a relazione.”

Carlo Rovelli, La realtà non è come ci appare

Ti ascolto...

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