Ovvero: come accedere e restare nella Bellezza
La Bellezza non è un oggetto, ma un modo d’essere, di vivere, uno stato d’esistenza; uno stato d’animo profondo, una musica di sottofondo. Quando è assente, debole o lontana, ne abbiamo urgente bisogno, perché quando restiamo privati della Bellezza la nostra capacità di apprezzare il mondo, e con il mondo l’esistenza in ogni sua parte, diventa evanescente. Proprio perché è uno stato è anche un luogo – luogo dell’anima – che lascia libero accesso solamente a chi la celebra. Ma le sue regole sono ferree, molto più severe di quanto a tutta prima possa sembrare: non si accede al giardino di Afrodite senza esserne degni.

Quando la Bellezza è assente
Quali sono i segnali che implicano una mancanza di Bellezza
Ogni realtà terrena crea una polarità: al lato opposto della Bellezza possiamo trovare la menzogna oscura, l’inganno nascosto, l’intrigo, il bisogno di dominio, il rancore, l’invidia. Vivere un polo significa vivere, anche, il suo contrario: in un modo o nell’altro la Bellezza, quando è nostra compagna, mostra con netta luminosità tutto ciò che Bellezza non è.
Uno dei segnali più evidenti dell’inclinazione a contrastare la Bellezza è il nascondere, nell’illusione, la realtà profonda autentica. Afrodite si presenta nuda: autenticità e Bellezza sono sinonimi in lei; nella realtà quotidiana possiamo trovare questo stato ogni volta che sussiste un incontro “cuore a cuore”. Nella speranza e nell’atteggiamento libero di fronte alle realtà umane, la Bellezza si svela con gesti semplici.
In antitesi alla capacità di assaporare ogni attimo, s’insinua l’ingordigia che chiede sempre di più per saziare se stessa senza mai trovare soddisfazione.
Si cercano emozioni e sensazioni forti, strabilianti, perché non si conosce il piacere del sentimento profondo.
Lì dove la Bellezza chiama, resta insoluta la risposta: non si protegge chi veicola lo stato innocente scegliendo, in alternativa, la legge dell’utilità, della convenienza e dell’opportunismo.
In tutto questo la Bellezza è assente, si ritrae, non si dona, resta intrappolata e inaccessibile.
Ogni volta che si fingono sentimenti che non si provano realmente, ogni volta che si gioca con i doni della Bellezza, mostrando una finta ingenuità di lupi travestiti da pecore, lì s’insinua un nettare velenoso.
Apparentemente possono sembrare gesti giustificabili e trascurabili, ma nella realtà la mancanza di disciplina nelle regole della Bellezza porta a uno stato di deprivazione, di sfaldamento, opponendo alla fertile crescita lo sgretolamento della capacità di provare piacere nella gratitudine.
L’obbligo di proteggere la Bellezza
Cosa ci chiede la Bellezza
La Bellezza chiede di essere protetta, ha bisogno di essere scelta, coltivata e preservata, amata nella sua purezza. Ogni volta che si abdica a questo compito la Bellezza si rifiuta di convivere con noi, in noi.
Se è nudità dell’anima, è nella generosa presenza della verità che chiede riscatto. Non accetta di essere confusa con la volgarizzazione degli intenti egoistici. La Bellezza seduce perché promette, con esito, lo stato interiore di gratitudine per il dono ricevuto, l’appagamento reciproco nel dono di sé. Questo implica due grandi virtù: la capacità di provare gratitudine, e quindi la capacità di ricevere e restare debitore, in opposizione al prendere/pretendere per sugellare il proprio dominio; e la capacità di libero scambio senza bisogni egoistici e di supremazia, capacità questa che ne suppone un’altra, ancora più importante, ossia quella di avere fiducia.
Nel primo caso bisogna essere in grado di dire grazie e di saper restare nel debito, permettendo all’altro o alla situazione esterna a noi di avere potere su noi che fiduciosamente siamo chiamati a credere essere ben riposto. Nel secondo caso la Bellezza impone l’equanimità e il bilanciamento delle necessità: spetta a ognuno stabilire, nella giustizia, l’alternanza di richieste e di generosità scambiate nella relazione.
Bisogna, insomma, sapere accettare che la Bellezza esiste, che il dono di sé esiste, che l’assenza di sopraffazione esiste, e che questo stato, paradisiaco giardino di Afrodite, è una scelta e un obiettivo da perseguire con sicura disciplina.
Ma quando non ci si fida dell’abbondanza ricevuta, quando si vuole declassare il dono ricevuto per non sentirsi in debito, la Bellezza scompare, non senza indignarsi.
È lei che chiede di riconoscere il proprio potere personale, il proprio valore, per farsi dono d’esempio per chi vuole veder trionfare la Bellezza e, anche, in opposizione, per chi, nella servitù di un’identità debole, ha bisogno di confermare se stessa utilizzando l’adattabilità sociale per compiacere ideali di dominio. Quando si ha paura di perdere l’immagine patinata che si è messa in atto per nascondere la vera essenza, si ricorre a ogni mezzo, sempre più in opposizione con i valori della Bellezza: è in questo allontanamento che si specchia e si esprime la debolezza di un’anima poco affine alla Bellezza.
I richiami della Bellezza
Perché è importante ascoltare i richiami della Bellezza
Il prezzo da pagare è la condanna del veleno perenne, del rancore che scivola nelle oscurità del liquido corallino.
La Bellezza rende nobili perché richiede autodisciplina, scelta di valori, capacità di proteggere e obbligo generativo delle richieste dell’anima.
Quando la Bellezza chiama si viene iniziati alla sua legge, regole vitali che non soddisfano i criteri dell’effimero ma affondano nella visceralità. Nessun suo vassallo vive nell’estasi perenne, a tutti è chiesto un totale impegno di scelta. Quando l’innocenza tocca l’oscurità deve chiedere a se stessa e darsi risposte riguardo all’essenza di quell’incontro: non sussiste vera Bellezza senza accettazione dell’inesorabile trasformazione sempre in atto.
Il principio di Bellezza chiede quanto ci consideriamo forti e degni di lei: quando non ci si sente all’altezza del compito ci si ritrae e si smette di combattere, ma la Bellezza ci sfida e pretende che l’attenzione sia spostata dalla personale sensazione di inadeguatezza all’obiettivo che si vuole perseguire e alla difesa della Bellezza.

I doni della Bellezza
Come possiamo coltivare la Bellezza e viverla
È dono di Bellezza la capacità di provare gratitudine, compassione, affinità e piacere nei gesti quotidiani.
È in lei che possiamo vivere l’autenticità onesta: nella sua e nostra nudità e nello scivolamento delle maschere possiamo imparare a vedere con occhio lucente la vera ricchezza interiore.
La fiducia reciproca e le relazioni “cuore a cuore” sono doni che solo l’anima che si lega alla Bellezza può sperimentare.
Questi sono solamente alcuni ritorni dei flutti preziosi che ci vengono offerti dal movimento marino della Bellezza: lei, onda in risonanza, aumenta gli intenti, culla i sogni.
La Bellezza richiede impegno, chiede di trovare il proprio valore nel lasciare emergere e trionfare l’incanto rinnegando l’ingordo bisogno di dominio: quando questo stato d’animo ci pervade non abbiamo più bisogno di occuparci così tanto di noi stessi, di quello che può apparire esternamente, perché siamo nutriti dall’appagamento dei nostri atti e ne percepiamo il relativo senso e il prezioso valore. Ci facciamo a nostra volta specchi, ci allontaniamo dal bisogno di metterci al centro e al centro mettiamo la Bellezza e la sua ricchezza. Il dono che ne deriva è la profonda capacità di stare bene nella gratitudine, via maestra per approdare alla percezione della soddisfazione.
L’ assenza di ego tronfio e la reale portata del nostro valore: nella bellezza non c’è bisogno di mostrare una facciata onorevole nascondendo la verità dell’essenza. La Bellezza vede e lascia emergere tutto come possibile fonte di gradito rinnovamento; non giudica, espone e ne gioisce.